1° classificato
Giuseppe Spiotta
Guardavamo lontano
Guardavamo lontano
Oltre i coppi
Delle povere case
Consunti dal tempo
Oltre il verde mare cangiante
Delle chiome degli ulivi
Guardavamo lontano
Appoggiati alla ringhiera
Che ancora odorava di minio
Mentre saliva dal giardino
Un lieve profumo di rose
Che farai da grande?
Era la domanda del gioco
E noi inventavamo la vita
continuando rapiti
A guardare lontano.
2° classificato
Giovanni Palillo
Vorrei
Vorrei che tu te ne andassi
muta
senza fragore di mani
sola
senza compagni di sventura
vorrei che ti accogliesse
un tenero lembo
in una scabra radura
vorrei una lieve sepoltura
in una terra in cui
bambini giocano tosto
e non hanno più paura.
3° classificata
Adele Milo
Novembre
Non darmi parole di ghiaccio
in questa notte di pioggia e tuoni
dove anche i cani randagi
trovano asilo nel cuore degli uomini.
Donami pensieri che fendano il buio
e lascia le frasi leggere
colmare il vuoto di questa stanza
odorosa di cenere e muschio.
Regalami stasera, amore
una frase, una sola
da ricordare nel tempo
e gioirne ancora.
4° classificata
Amalia Perra D’Ambrosio
Mi hanno portato un’arancia
Mi hanno portato
un’arancia
viene dalla Sicilia
ha il sapore
del sole.
Mi ricorda l’infanzia
la bouganvillea che si affaccia
da un cortile
il profumo di gelsomino
nella chiara notte d’estate
e le sfrenate corse
intorno al paese.
5° classificata
Cristina Pitto
Per desueti viottoli
Vorrei indorare miraggi
e lasciare la corteccia,
mio ingombrante inviluppo.
Partirei leggero
per desueti viottoli,
per luoghi non vissuti,
in attimi reconditi
ebbri d’echi.
Celata all’io irridente
e allo sguardo estraneo,
l’anima librata scalerebbe
la pienezza del nulla.
6° classificato
Rosario Davide Digiacomo
Viaggio solitario
Navigo in questo mare piatto
e chiudo gli occhi per un attimo,
lasciandomi trascinare dalla scia immaginaria
che il vento crea
nel tintinnio frenetico dello strallo,
cazzando le vele per incoraggiarlo…
navigare è necessario…
così in questo viaggio solitario
incornicio il ricordo d’un amore
nato tra le reti dei pescatori…
e il profumo di tabacco delle pipe fumanti,
tra una chiacchiera e l’altra,
le risate di quei vecchi ormai stanchi
che puntualmente all’imbrunire,
regalano un nuovo giorno al loro ardire,
tra le onde del mare
e l’acqua salata,
in quell’immenso scenario di luce dorata…
7° classificato
Paolo Marcoionni
Haram
l’ultimo sigillo d’amore
Oltrepassai l’equatore
da nomade, come il soffio di un respiro
per giungere al porto finale
della mia transumanza.
Caddero le polverose colonne
della modestia,
cadde l’esile velo
che tiene lontano
gli affanni del mondo fisico
dalla pace del tuo sorriso sacro,
ardito premio del viaggio infinito.
Riconobbi
la donna che avevo sognato,
che avevo amato.
8° classificato
Marco Forni
Il tocco
Staffilato da lancette
smaniose del mondo
che spacca secondi.
Il ticchio d’un ticchettio
ingolla attimi
intricati nel fluire
d’una corrente satolla
mai.
Indugia pria
un frugoletto
a cogliere attimi
e ancora non s’acconcia
a un’ora tarda
guastata presto
da un tale scoccato
beffato
dall’immoto
tempo
ora – prima – dopo – quando
tempo
9° classificata
Natalie Malinin
La cicala, ad un tempo
Cavallo e cavaliere,
Non può ultimare la frase
Che vola dalla vampa
Del mezzogiorno – al galoppo,
Nel vuoto tintinnare della corazza
Verso fredde rive notturne
Per la strada lunga un inferno.
Di che canti, cicala?
Della gelida isola;
e dov‘è il tuo cavallo? – Non occorre
So com‘è macilento.
So che hai ali,
Che dalle spalle scivola il mantello,
Nei tuoi occhi – due agate,
Nelle mani – due spade.
Canti la luce prediletta
Delle comete vaganti nelle tenebre.
Ma la tua è canzone di morte,
E nulla è più dolce di questa canzone.
10° classificato
Sergio Viglione
Accanto
Compagno di slanci e di fitte al cuore
Enrico, vedo allontanarti già
da solo nella bruma di Milano,
col tuo passo da giullare pietoso
e lo sguardo affogato tra la folla.
Prodigo di sorrisi e di parole
di conforto, ovunque disposto a me, – anima semplice (com‘è la tua formula migliore) -´
tu che mi regali i tuoi condivisi
pensieri, senza nulla in cambio
domandare e senza nulla pretendere,
hai trovato una nicchia ove posare
un istante le tue fiaccate membra?
Come sono lontani adesso i giorni
della scuola, le notti perse
a citare i versi di Dante,
tu ragioniere, io liceale.
E nel nostro costante ricercarsi,
nel nostro «interrogarsi» come dici
tu sempre, amico mio, caro Enrico, – come Sisifo a rotolare il masso – ci perdevamo sempre dentro
«e il naufragar m‘è dolce in questo mare»
Se a noi conta il canto della salvezza
senza salvezza ottenerne,
se a noi tocca mondar l’anima grezza
dell’universo, e aprirne le porte
senza poter entrare,
di tutto questo, in mano,
nulla resterà che un pugno di mosche?